Citazione da Louis Braille: «L’accesso alla comunicazione nel senso più ampio è l’accesso alla conoscenza, e questo è estremamente importante per far sì che la gente non provi per noi disprezzo o senso di condiscendenza. Non abbiamo bisogno della pietà, né che ci venga ricordato che siamo vulnerabili. Dobbiamo essere trattati come pari – e la comunicazione è il modo per riuscirci».

Perché oggi celebriamo il Braille?

21 Febbraio 2024

Di sicuro tutti conosciamo quell’alfabeto costituito da puntini in rilievo ideato da un grande genio che porta il nome di Louis Braille.
Quell’alfabeto che non è poi così distante dalla vita quotidiana, visto che lo possiamo trovare sulle scatole dei medicinali, sulle pulsantiere degli ascensori e sulle mappe tattili delle stazioni o dei musei. Ma come è nato?

Breve storia di Louis Braille

Louis Braille nacque a Parigi il 4 gennaio del 1809. Un giorno, all’età di tre anni, giocando nella bottega del padre sellaio, si ferì all’occhio sinistro con un punteruolo. L’incidente causò la perdita parziale della vista, ma ben presto l’infezione si estese anche all’occhio destro, rendendo il piccolo Louis totalmente cieco.

A 10 anni Louis vinse una borsa di studio presso la Institution des Jeunes Aveugles, l’Istituto per giovani ciechi a Parigi, uno dei pochi Centri specializzati per persone non vedenti. Proprio qui, nel 1821, dopo la visita del militare Charles Barbier de la Serre, ideò quel metodo di lettura e scrittura per persone affette da disabilità visiva che da lui prende il nome.

All’epoca le scuole per non vedenti a Parigi utilizzavano un metodo di scrittura a rilievo che consisteva nella riproduzione dei caratteri in nero attraverso la pressione di un filo di rame sul retro del foglio, il cosiddetto metodo Valentin Haüy. Ma questo metodo non solo non permetteva di scrivere, ma implicava anche una difficile lettura, in quanto le lettere dovevano essere ingrandite e il dito doveva seguire tutti i contorni del carattere, prima di decifrarlo.

Quindi, ispirato da un codice criptato usato dai militari in trincea, costituito da 9 punti in rilievo per poter essere letto anche al buio, Louis ebbe l’idea di utilizzare lo stesso metodo per proporre un tipo di scrittura leggibile al tatto per le persone affette, come lui, da disabilità visiva più o meno grave.

Ridusse il numero di punti a 6 e li dispose in una griglia di 3 righe x 2 colonne, che formavano così la celletta Braille.
Ora, disponendo un certo numero di punti in determinate posizioni, si possono ottenere 2^6 combinazioni diverse, ovvero in tutto 64 simboli.

In questo modo la lettura risultava molto più veloce, in quanto una celletta tanto piccola permette di essere letta istantaneamente dal polpastrello, solo sfiorando i punti. La scrittura era ancora lenta, in quanto il foglio, applicato su una tavoletta, doveva essere punzonato con un punteruolo sul retro, da destra a sinistra e le lettere dovevano essere scritte a specchio. I puntini così rialzati, quindi, venivano letti rigirando il foglio

Dalla tavoletta si è passati alla Dattilo Braille, una sorta di macchina da scrivere, e poi alla più moderna Barra Braille.

Il Braille non si è estinto

Con l’avvento dell’informatica il Braille non si è estinto; al contrario, si è perfettamente integrato con le nuove tecnologie. Alla cella Braille, perdurata per più di un secolo, sono stati aggiunti altri due punti in fondo, formando così un rettangolo costituito da 2 colonne x 4 righe, permettendo così 2^8 combinazioni = 256 simboli diversi.

Il Braille ha rappresentato, e costituisce tutt’oggi, il primo grande passo verso la reintegrazione sociale a 360° della persona con disabilità visiva.

Per quanto la tecnologia moderna sia sviluppata e aiuti concretamente le persone affette da disabilità visiva in molti aspetti della vita (si pensi alla sintesi vocale, ai comandi vocali, alle audiodescrizioni, all’emergente intelligenza artificiale che davvero apre le porte su una serie potenzialmente infinita di applicazioni per il supporto alla condizione di disabilità), ad oggi non esiste (e probabilmente mai ci sarà) un degno sostituto di questo codice a puntini in rilievo.
Il primo e vero rappresentante dell’inclusione e della accessibilità è senza dubbio l’alfabeto Braille, grazie al quale le persone con disabilità visiva hanno potuto reintegrarsi a pieno nella società, riacquistando indipendenza e dignità.

Non a caso, il 21 febbraio, in concomitanza con la giornata mondiale della difesa dell’identità linguistica promossa dall’Unesco, si celebra la giornata nazionale del Braille, quale simbolo indiscusso e insostituibile dell’accesso all’alfabetizzazione, al patrimonio culturale linguistico, letterario, storico, scientifico, musicale, e qualsiasi forma di sapere che solo la lettura e la scrittura possono donare.

Oggi Louis Braille è sepolto presso il Panteon di Parigi e vicino la sua tomba la targa è scritta con l’alfabeto che porta il suo nome.